Inclusione sociale: cambiare l’ambiente per abbattere le barriere

"Non sei disabile. È l’ambiente che ti rende tale."
Questa frase racchiude il concetto espresso dal modello sociale della disabilità: non sono le capacità fisiche o mentali a rendere una persona “disabile”, ma le condizioni che la circondano, in particolare, la mancata adattabilità dell’ambiente ai bisogni individuali.
Uno sguardo alla natura ci mostra quanto il concetto di “disabilità” sia relativo e quanto l’adattamento possa assumere forme straordinarie. Animali che a prima vista sembrano “limitati” hanno sviluppato capacità sorprendenti che li rendono veri maestri di sopravvivenza. Ciò che inizialmente appare come una mancanza, può in realtà rivelarsi un punto di forza.
Orientarsi senza vedere: animali ciechi e le loro strategie
Pipistrelli – precisione grazie all’ecolocalizzazione
I pipistrelli sono forse l’esempio più noto di animali che non si affidano alla vista. Molte specie vedono solo in modo sfocato o per nulla. Ma questo non li rende disorientati. Grazie all’ecolocalizzazione, emettono ultrasuoni e percepiscono l’eco riflesso dagli oggetti circostanti. In questo modo non solo si muovono in sicurezza, ma riescono a cacciare insetti in volo nel buio con straordinaria precisione. Il loro “volo cieco” è, in realtà, un raffinato sistema di navigazione, un senso evoluto che gli esseri umani non possiedono nemmeno.
Talpe nude – vivere nel buio
Le talpe nude abitano tunnel sotterranei dove la luce è quasi assente. I loro occhi sono ridotti al minimo. Si affidano invece al tatto, alle vibrazioni e a segnali chimici. In un habitat in cui la vista serve a poco, la loro apparente “mancanza” si trasforma in una specializzazione perfetta.
Pesci delle caverne – vedere attraverso il movimento
Alcune specie di pesci, che vivono da generazioni in grotte senza luce, hanno perso del tutto la vista nel corso dell’evoluzione. Hanno sviluppato, al suo posto, organi sensoriali lungo il corpo in grado di percepire movimenti e correnti d’acqua. È come se avessero un “senso del tatto a distanza”, che consente loro di orientarsi con precisione.
Quando è l’ambiente a definire cos’è una “disabilità”
Cosa ci insegnano questi straordinari abitanti del regno animale? Che la disabilità non è una caratteristica assoluta, ma dipende dal contesto. Un pipistrello nel buio non è “disabile”, anzi, è superiore. Un pesce delle caverne non ha bisogno degli occhi per sopravvivere. Se tutti vivessimo sottoterra, probabilmente avremmo criteri molto diversi per definire ciò che è “normale”.
E noi esseri umani?
Anche per noi, spesso non è la limitazione fisica in sé a creare esclusione ma la scarsa attenzione dell’ambiente. Il problema non è la sedia a rotelle, ma l’edificio senza ascensore. Non è la cecità a escludere, ma il sito web non progettato in modo accessibile. Le barriere, molto spesso, nascono dalla rigidità del sistema.
Accessibilità digitale: la tecnologia come leva per l’inclusione
La tecnologia moderna può aiutarci ad abbattere queste barriere soprattutto nel mondo digitale. Strumenti come quelli sviluppati da Eye-Able® permettono di rendere i siti web più accessibili e fruibili per persone con esigenze diverse. Perché i servizi digitali devono essere accessibili a tutti.
Non si tratta di adattare le persone a un sistema rigido. Si tratta di progettare sistemi flessibili, che fin dall’inizio tengano conto della diversità umana.
La diversità non è una debolezza
La natura ci mostra che la diversità non è un peso, ma una risorsa. È sinonimo di adattabilità, innovazione e intelligenza evolutiva. Quello che spesso chiamiamo “handicap” è semplicemente un altro modo di funzionare, un insieme unico di capacità che, nel contesto giusto, può diventare un vantaggio.
Invece di chiederci cosa una persona non può fare, dovremmo chiederci:
Di cosa ha bisogno per esprimere il proprio potenziale?
Perché l’accessibilità non parte dalla disabilità, ma dalla nostra mentalità.
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