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Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità

Un uomo con la sindrome di Down che usa un megafonoLa Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (CRPD) promuove e tutela i diritti fondamentali delle persone con disabilità. Si tratta di un documento di riferimento essenziale per la nostra società, poiché ha segnato un cambiamento profondo nell’approccio politico e culturale alla disabilità.

Come sottolineato dall’Istituto Tedesco per i Diritti Umani, la CRPD ha introdotto una prospettiva basata sui diritti umani:

Le persone con disabilità sono titolari di diritti. È compito dello Stato rispettarli, tutelarli e garantirli. La disabilità non è più vista come una condizione da correggere, ma come parte integrante della diversità umana.

L’attuazione della Convenzione da parte degli Stati firmatari viene valutata attraverso le cosiddette revisioni periodiche. La seconda e la terza revisione per la Germania si sono svolte nell’agosto 2023. È prevista una conferenza federale per discutere i risultati, ma la data inizialmente prevista (27 febbraio 2024) è stata annullata e non è ancora stata comunicata una nuova data.

Cos’è la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità?

La Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (CRPD) è un trattato internazionale adottato dall’Assemblea Generale dell’ONU il 13 dicembre 2006.

Il suo obiettivo è promuovere, proteggere e garantire il pieno esercizio dei diritti umani e delle libertà fondamentali da parte delle persone con disabilità, rafforzando la loro dignità e partecipazione attiva nella società. La CRPD estende ai cittadini con disabilità i diritti già sanciti da altri strumenti internazionali, ribadendo il principio di uguaglianza e non discriminazione.

La Convenzione è entrata in vigore a livello internazionale il 3 maggio 2008. In Germania è diventata giuridicamente vincolante il 26 marzo 2009, data dalla quale tutte le istituzioni statali sono tenute ad applicarla.

Per garantire la corretta attuazione della Convenzione e monitorarne i progressi, nello stesso anno è stato istituito presso l’Istituto Tedesco per i Diritti Umani un apposito Organismo di monitoraggio.

Secondo e terzo esame di Stato: serve un cambio di rotta

"Siamo ancora lontani dalla piena partecipazione e autodeterminazione delle persone con disabilità in molti ambiti della vita quotidiana. In alcuni settori, come l’accessibilità degli edifici pubblici, sono stati fatti maggiori progressi normativi e politici. Ma la vita non si svolge solo negli uffici", sottolinea la dott.ssa Britta Schlegel, direttrice dell’Istituto di monitoraggio dei diritti umani.

Istruzione

Nel campo dell’istruzione, le difficoltà sono ancora evidenti, soprattutto a causa di una scarsa motivazione all’inclusione e della resistenza culturale. "Nel contesto scolastico – spiega Schlegel – osserviamo chiaramente che esistono ampie fasce della società che restano scettiche o apertamente contrarie all’inclusione, spesso per via di stereotipi radicati nei confronti dei bambini con disabilità".

In alcuni Länder, la percentuale di alunni iscritti alle scuole speciali è stabile o addirittura in aumento. Le scuole inclusive vengono talvolta percepite come soluzioni di serie B, alimentando la segregazione e limitando le prospettive future degli studenti con disabilità.

Carenza di autodeterminazione

L’Organismo di monitoraggio evidenzia una persistente mancanza di autodeterminazione, in particolare nei settori dell’istruzione e del lavoro nei laboratori protetti. Autodeterminazione significa poter accedere a soluzioni personalizzate, invece di essere costretti a operare all’interno di un “sistema altamente strutturato di istituzioni speciali”.

Dal 2022 sono disponibili linee guida per promuovere la deistituzionalizzazione, ovvero il superamento delle strutture residenziali a favore di modelli di vita e supporto più autonomi. Tuttavia, i progressi in questo ambito sono stati minimi: manca una strategia chiara e le risorse economiche continuano a essere indirizzate prevalentemente verso le strutture tradizionali, anziché verso forme di assistenza individualizzata.

Nessuna protezione adeguata contro la violenza

Le persone con disabilità, in particolare quelle che vivono in strutture chiuse, sono esposte a un rischio maggiore di subire violenze. Nonostante quanto previsto dall’articolo 16 della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità (CRPD), manca ancora in Germania un organismo indipendente incaricato di monitorare la protezione dalla violenza all’interno delle istituzioni.

L’accesso alla giustizia non è effettivamente garantito, molte case rifugio per donne non sono accessibili e, sebbene il paragrafo 37a del Codice di Sicurezza Sociale (SGB) imponga l’adozione di piani per la protezione dalla violenza, non esistono controlli efficaci né criteri minimi uniformi.

Tutte queste criticità sono state segnalate anche nelle osservazioni conclusive del Comitato ONU, pubblicate in inglese l’8 settembre 2023.

La Convenzione delle Nazioni Unite ha segnato un cambiamento fondamentale nel modo in cui la società affronta la disabilità: promuove una società inclusiva, basata sull’uguaglianza e sul rispetto dei diritti. La prossima conferenza per la revisione del secondo e terzo rapporto statale rappresenta un’opportunità cruciale per affrontare le lacune ancora presenti e per lavorare insieme verso un mondo in cui i diritti delle persone con disabilità siano realmente tutelati. Non si tratta solo di una verifica formale, ma di un passo concreto verso l’abbattimento delle barriere e delle discriminazioni.

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